Claudia Attimonelli è mediologa, insegna Studi visuali e cultura digitale e Media, cultura visuale e sound studies all’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, dove è anche docente di Studi visuali e multimediali al Master in Giornalismo dell’Ordine dei Giornalisti. Coordinatrice scientifica dell’Archivio di Genere di Uniba e delegata al Gender Equality Plan del Dipartimento ForPsiCom. È responsabile del progetto MEM – Mediateca Emeroteca Musicale e coordina i Dialoghi sul Big – Bari International Gender Festival; è visiting professor presso l’Università Uerj (Rio de Janeiro) e chercheuse associée all’Université Paul-Valéry (Montpellier). Le sue ricerche sulla techno e l’Afrofuturismo sono considerate seminali nel panorama italiano e internazionale; si interessa di questioni di genere, stili urbani e culture musicali. Come curatrice collabora con gallerie, istituzioni e teatri, attualmente cura la mostra per Cluster Contemporary 30 anni di Kmpakt records, The visual side of music. Tra le sue pubblicazioni recenti: L’elettronica è donna. Media, corpi e pratiche transfemminste e queer (con C. Tomeo 2022); L’estetica del malessere. Il nero, il teschio, il punk (2020); Un oscuro riflettere. Black Mirror e l’aurora digitale (con V. Susca 2020, tradotto in 4 lingue); Techno. Ritmi afrofuturisti (2008-2018); Pornocultura. Viaggio in fondo alla carne (con V. Susca 2016, tradotto in 4 lingue).
CLAUDIA ATTIMONELLI | GLITCH, INTERSEZIONI, SCONFINAMENTI: FENOMENI E FIGURE CHE AVVENGONO AI BORDI
Quando Mark Dery nel 1993 intervistò Samuel R. Delany sulla marginalità della letteratura di fantascienza nera (black sci-fi) rispetto ad altri generi, lo scrittore gli rispose che fosse proprio l’azione che parte dalle periferie, creando movimenti dislocati senza un topic centrale, a interessarlo, perché solo così può agire la frammentazione, la diversità e la questione dell’umano (Dery 1993, Black to the Future). A distanza di 30 anni la cultura digitale ha messo in circolazione immaginari periferici che investono corpi e luoghi, generando scene, sonorità e tattilità altre. Gli eventi che hanno luogo ai bordi, generano sconfinamenti e mobilitano sensori di periferiche profonde, siano essi connessi con la carne elettronica e le sue identità in transito, siano essi riferiti alla fruizione visuale e sonica dei luoghi che attraversiamo; in tal senso, si può dire che tali fenomeni (del corpo, dello spazio urbano e del tempo digitale) sono essi stessi il bordo. Si esploreranno alcuni tropi con lo sguardo proprio di chi, abitando i margini del sapere tecnologico ne forza le dinamiche, ne smantella i linguaggi (come accade per l’estetica del glitch) e disorienta la centralità in periferia, attraverso atti festivi che hanno luogo sulle linee d’intersezione, talvolta generando errori che si agglutinano attorno all’incertezza del bordo, esprimendo in tal modo il senso del confine.
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