TIZIANA CERA ROSCO | AUTOBIOGRAFIA DI UNA SCOMPARSA INABITABILE

Nascere nei boschi d’Abruzzo e non smettere di nascere li, imparare a performare una preghiera selvatica della tua terra lago che spaventa pure gli animali, e farlo poi solo in boschi, chiese o dimore, scolpire con barbe vegetali corna ossa legno radici un corpo che non ti appartiene neanche piú, arrivare al tuo viso per deformazione animale e vegetale, costruire la Casa del Senza e stare con gli animali selvatici perché la casa è fuori, guardare all’Artico come una nostalgia di dio, la Tenda Rossa come biografia di un allarme, cesellare Erbari di 490 pezzi che chiami Anthurium, andare ad abitare in un Orto Botanico di Palermo tra alghe e radici costruendo una dimora nell’inabitabile e una Sindone Vegetale trasformando la Casa in Chiesa rupestre, separare presenza/linguaggio/azioni per trasformarsi nell’Opera che ti vuole accadere, progettare la Botanica del Cretto di Burri nella casa devastata dai terremoti come lo fu la tua, sognare una Porziuncola d’oro nelle Dolomiti in cui arrivare camminando sulle ginocchia o sollevato ad un centimetro dal suolo, dirti che installerai alle millemila luci nella banca dei semi in Norvegia, l’unica vera chiesa a cui la terra affida il suo spirito e tu il tuo a lei.Ogni autobiografia è una contraddizione inabitabile: il mio nudo è un abito fittissimo e noi siamo fatti solo di quello in cui vogliamo scomparire.

Tiziana Cera Rosco è artista e poetessa italiana (Milano,1973).Cresciuta tra il Parco Nazionale d’Abruzzo e le Sacre Scritture, é arrivata all’immagine attraverso la parola poetica e ha iniziato a lavorare con il proprio corpo usando la fotografia -il selfportrait – intesa come gesto di un atto performativo. Le sue performance, nate nella terra in cui è cresciuta, sono in stretta relazione con il luogo e si svolgono in posti sacri, che siano boschi, foreste, chiese consacrate e sconsacrate, monasteri. La sua attività scultorea prende vita da quella performativa, in un innesto di figure umane, vegetali e animali. Nei suoi lavori ha affrontato il tema del terremoto, della deposizione, del perdono, della metamorfosi con la natura e dell’abitare.
Scrittura, fotografia, performance, scultura: tutto fa parte di un unico linguaggio come tentativo di accoppiamento o di separazione dal mondo dove il ruolo dell’artista è quello di essere ricettivo, una figura della soglia. Ospite di numerosi festival nazionali ed internazionali, ha esposto, performato e tenuto reading sia in Italia che all’estero. La sua ultima mostra è Anthurium, parla mio fiore. A partire da Corpo Finale, ha tolto dal commercio i suoi libri.

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