Con il termine Patrimonio la cultura urbana contemporanea denota non solo le forme della città della storia, ma anche le più recenti manifestazioni della città del Novecento, comprendendo le sue costituzioni più critiche come la periferia.
L’attuale frammentarietà prodotta dalla diffusione dell’edificazione nella campagna e la conseguente assenza di limite della città, sono manifestazioni di crisi della forma urbana, di cui la periferia è concreta testimonianza.
Interpretando i luoghi della periferia come opportunità per la costruzione di un rinnovato “patto città campagna”, il progetto urbano può rinnovarsi nella teoria e nelle tecniche al fine di prefigurare una nuova idea di città: un’idea di città-natura rispondente alla nostra capacità di riconoscere la bellezza della natura e nello stesso tempo, alla nostra volontà di affermare il valore civile della città.
Assumendo il vuoto come valore sintattico nella relazione tra parti costruite, questa idea di città, felicemente nominata città arcipelago, corrisponde alla definizione di parti formalmente definite, chiamate isole architettoniche, dotate di una finitezza e composte attraverso l’accorta disposizione nel vuoto naturale.
Per pensare alla forma urbana nella periferia o nei grandi vuoti urbani della dismissione, abbiamo bisogno di ricercare le nuove figure della città natura, abbiamo bisogno di sviluppare i temi connessi all’idea di città arcipelago. Solamente così potremo collettivamente portare il nostro lavoro a definire il “disegno che tarda a venire”.
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Renato Capozzi, Carlo Moccia & Federica Visconti
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