Uncentered Photography #1
Le visione fotografica del paesaggio di Roma, tra margine e identità urbana
a cura di Giorgio Sacher
Intervengono: Manuela Fugenzi, Massimo Siragusa, Giulio Ielardi, Liliana Ranalletta, Ersilia Tarullo, Giovanna Netti, Olivia Brighi, Irene Starita, Leonardo Petrucci, Maria Giulia Trombini
Nel corso dell’incontro verrà presentato in anteprima il volume di G. Ielardi, GRA (Phaos Edizioni).
a seguire, alle ore 17, Photogallery Uncentered Photography #1
Urban Jungle. Il nuovo piano verde di Roma
Un progetto work in progress commissionato dal Museo delle periferie in anteprima a Iper Festival 023 Una serie articolata di interventi, definiti dal Dipartimento Ambiente capitolino, che stanno già interessando i singoli territori ma anche ville e giardini. Si tratta di 61 diverse azioni, che nel 2023 arriveranno a compimento grazie ad un investimento complessivo di circa 69 milioni di euro. L’obiettivo è di realizzare l’Anello Verde, una rete naturalistica e ambientale che riconnette la città con il paesaggio e i suoi spazi pubblici attraverso i nodi dell’anello ferroviario e che va dalla Riserva Naturale della Valle dell’Aniene al Parco dell’Appia Antica passando dai parchi Casilino, Tiburtino, Centocelle, Serenissima, per uno sviluppo sostenibile del territorio. Un cambio di paradigma sul ruolo degli spazi: da “vuoti” urbani in attesa del “riempimento” edilizio a luoghi di creazione di valore ambientale, funzionale, economico.
Giulio Ielardi
GRA
Giulio Ielardi è nato a Roma nel 1965. Come fotografo e giornalista è autore di una trentina di volumi su parchi, natura, cultura, turismo nonché di mostre divulgative, campagne d’opinione, siti web, materiali istituzionali per associazioni, Regioni e ministeri. Conduce corsi, workshops e viaggi di fotografia in Italia e all’estero. Negli anni Novanta ha curato con Mario Fazio la rivista nazionale dell’associazione Italia Nostra. Ha pubblicato su molte testate, da “Airone” a “L’Espresso”, da “Avvenimenti” a “Il Sole 24 Ore”. Dal 2013 al 2015 ha diretto “Asferico”, rivista dell’Associazione italiana fotografi naturalisti. Nel 2021 ha percorso a piedi la via Appia da Roma a Brindisi e il progetto ha prodotto una mostra per il ministero della Cultura, “Still Appia”, esposta per sei mesi a Roma e adesso a Venosa.
Mohamed Keita
Guardo Riguardo
Liliana Ranalletta
“Ponte Di Nona. Mejo de gnente”
“Mejo de gnente”, ironia toponomastica che si fa presto metafora delle solite aspettative deluse, consapevolezza di ciò che potrebbe e non sarà mai. Eppure inizialmente si rimane abbagliati da quelle case colorate, arancione e blu, che sembrano sprizzare allegria ma che subito lasciano spazio ad un vuoto senso di spaesamento di fronte a strade interrotte e non ancora asfaltate, cantieri abbandonati, recinti di acciaio che circondano le palazzine invendute. Sono i “non luoghi” di un territorio alieno, ad offrirsi come soggetto principale di questo reportage: gli spazi privi di identità in cui è impossibile riconoscersi e riflettersi, il teatro di una urbanizzazione che non ha saputo o voluto creare le forme e i luoghi di una socialità vera e concreta. La storia è sempre la stessa che si ripete da decenni a Roma e in molte altre città d’Italia: pezzi di cemento e asfalto rubati alle campagne romane per arricchire costruttori, architetti e amministratori incuranti delle conseguenze sul tessuto sociale della città ed incuranti soprattutto di disattendere le aspettative di qualità della vita dei cittadini che hanno il diritto di vivere degnamente i propri luoghi ed i propri spazi.
Liliana Ranalletta Laureata in Lettere Moderne, ha studiato fotografia a Roma con professionisti di fama internazionale. Street photographer per vocazione ha esplorato, prima di affrontare questa specifica disciplina, diversi tipi di fotografia passando dalla macrofotografia alla fotografia sociale producendo, in questi campi, lavori che hanno contribuito ad accrescere le sue capacità di osservazione oltre che essere oggetto di attenzione di giurie di premi nazionali e internazionali. Al centro della sua ricerca la “vita di strada” che negli anni ha generato un corpo di immagini ed esperienze incentrate sul rapporto tra gli spazi della metropoli e le persone che vi abitano. Architettura, studio del territorio, ma soprattutto l’uomo sono i temi che caratterizzano i suoi scatti. Negli ultimi anni oltre ad aggiudicarsi diversi premi in concorsi internazionali ha dato alla luce due libri: “The fabolous destiny of Dainaly” curato dalla photoeditor Irene Alison e “I sogni li spendo per strada” curato dal fotografo Dario Coletti.
ISFCI:
Un David di Donatello e una Venere di Milo decorano l’ex questura del quartiere, occupata a scopo abitativo. Provenienti dalla Palestra Popolare del Quarticciolo si sentono respiri e colpi di guantoni: è il giorno dei match e la gente si affaccia e si riversa attorno alle transenne. É il turno di Broncio, sarà lui a vincere per K.O. Piove e alla fine di ogni ripresa tutti cercano come possono di asciugare il ring, così che Milos possa esibirsi. Vince anche lui e i match si interrompono per il maltempo. La sua vittoria è motivo d’orgoglio e speranza di riscatto.
Olivia Brighi (Roma, 1998) nel 2021 conclude il suo percorso di studi all’ISFCI appassionandosi alla fotografia autoriale, sentita come strumento per analizzare le problematiche sociali con cui entra in contatto e provocare una riflessione in chi guarda. Nel 2021 partecipa alla seconda edizione di Garbatella Images, con la direzione artistica di Francesco Zizola e a cura di Francesco Rombaldi e Sara Alberani.
Disincanto è un racconto poetico su Corviale e i suoi giovani, che vivono in questo km di cemento nato come progetto di utilità sociale e definito oggi emblema della città sbagliata. Disincanto è una scritta sui muri del serpentone, visione realistica e quasi monotona della quotidianità degli adolescenti che lo popolano. Bravo a raccontare dei giovani e dei loro sentimenti contrastanti era anche Gabriele Galloni con le sue poesie realistiche e incomparabili, che in questo progetto accompagnano le foto.
Giovanna Netti (Putignano, 1998) è diplomata in grafica e vive oggi a Roma, dove nel 2021 ha concluso il corso triennale all’ISFCI. La sua ricerca artistica si muove dal racconto del corpo all’analisi di situazioni personali, a racconti di strade di periferia.
La seconda generazione della comunità bengalese di Torpignattara cresce secondo le regole dell’occidente all’esterno e del mondo arabo nel privato, divisa tra due culture. Mostrando la quotidianità del lavoro e nelle case, i luoghi e i volti protagonisti delle feste comunitarie come dei riti religiosi indù, o addentrandosi nelle moschee e nelle attività culturali delle scuole coraniche, questo progetto si misura con il tema dell’integrazione in quello che viene considerato il quartiere più rappresentativo ed esteso della muticulturalità romana.
Leonardo Petrucci (Roma, 1999), studente dell’ultimo anno della Triennale all’ISFCI, ha seguito il movimento studentesco romano, fotografando le manifestazioni e le assemblee. Attualmente lavora sui temi dell’integrazione e della multiculturalità a Roma, dove vive.
Ho percorso le sette vie consolari a partire dal centro storico verso la periferia e poi la campagna romana, in una pratica quotidiana che prevedeva di scegliere casualmente un tragitto da attraversare, un intento da mettere in pratica. Per vivere con tutti i miei sensi questa esperienza e raccogliere ogni piccolo indizio che potesse svelarmi sottili misteri nella ricerca di storie e stili di vita.
Irene Starita (Roma, 1995) nel 2018 frequenta il master di fotografia documentaria alla Door Academy e nel 2021 consegue il diploma del corso triennale all’ISFCI. Nel 2021 viene selezionata dal Canon Student Development Programme e per la fellowship destinata a 4 studenti italiani dall’agenzia milanese Parallelozero. Attualmente si dedica a progetti personali e lavora come freelance tra Roma e Milano.
Roma, l’Urbe simbolo del potere religioso, teatro di storia e museo d’arte, si è sempre caratterizzata come una metropoli caotica e rumorosa. Ogni sua immagine è metafora di un’alternanza di stati e sentimenti. Tensioni e allarmi continui sono gli ingredienti di una poesia metropolitana. Volti e angoli di strada rivelano nevrosi, smarrimento e paura del diverso; l’urlo strozzato di una società che subisce se stessa, il suo disperato tentativo di conservazione.
Ersilia Tarullo (Scanno, 1997) vive a Roma, dove lavora come freelance. Nel 2020 conclude il ciclo di studi triennale all’ISFCI e consegue il master in Fotogiornalismo nel 2022. Nel 2019 è selezionata dal Canon Student Development Programme, poi svolto durante la Professional Week del Visa Pour l’Image a Perpignan. Nel 2022 vince la sezione Fotografia del concorso poliartistico della Biennale MArteLive Italia. La sua ricerca di carattere intimista utilizza la fotografia come mezzo espressivo di indagine individuale.
C’è un lato di Roma che solo i suoi abitanti conoscono. E una crudezza mista a una calma polverosa. E una città orizzontale, sdraiata, ha qualcosa di profondamente materno e allo stesso tempo straordinariamente indifferente. Si ha la sensazione che tutto si muova e insieme rimanga identico a se stesso, e così ci si sente, come immersi in un fango fertile.
Maria Giulia Trombini (Bologna, 1992), è una fotografa freelance. Diplomata all’ISFCI, ha conseguito il master in Documentary Practice & Visual Journalism all’International Center of Photography. E’ stata selezionata per partecipare all’Eddie Adams Workshop XXXIV ed è una delle vincitrici del premio 2021. I suoi ultimi lavori sono stati pubblicati sul Washington Post, ha collaborato con The Post Internazionale come photo editor e fotografa e successivamente ha svolto uno stage a Johannesburg presso l’Agence France Presse. Attualmente collabora con l’Ong Sos Humanity impegnata nei soccorsi nel Mar Mediterraneo.